lunedì 11 luglio 2011

lunedì 16 maggio 2011

Quale verità

Il computer
non è una macchina
intelligente che aiuta
le persone stupide
anzi è una macchina
stupida che funziona
solo nelle mani
delle persone
inelligenti

Umberto Eco - Scrittore

giovedì 14 aprile 2011

Prova

Guarda, un Androide


giovedì 16 dicembre 2010

Hello IT


Ha provato a spegnere e riaccendere?

giovedì 30 settembre 2010

sabato 14 agosto 2010

mercoledì 21 aprile 2010

Capitolo n°1 : L’utonto

Cronache semiserie di un sistemista disperato – Capitolo n°1 : L’utonto

Il Sistemista Disperato, Scienza e Tecnologia — By Ciro Trocciola on ottobre 14, 2009 at 09:11

Spesso amici e conoscenti mi chiedono cosa faccia esattamente per vivere. A volte provo loro a spiegarlo, ma visto che la parola sistemista è sconosciuta ai più, mi limito a dire di essere un tecnico informatico: loro pensano di aver capito, io mi tolgo dall’impiccio, 0-0 palla al centro. Ma alcuni insistono nel volere i particolari, ed è a loro che è dedicato questo articolo: spero di riuscire a spiegare una volta per tutte in quale inferno mi sono cacciato quando ho scelto questo mestiere.


Lui: “Ho un problema con il condizionatore, mi si spegne da solo dopo poco che l’ho acceso”

Me: “Guarda che non mi occupo di condizionatori…”

Lui: “Scusa ma non lavori con i computer? Ormai sono tutti pieni di chip questi aggeggi, sono sicuro che puoi fare qualcosa!”

Me:“…”

Il lavoro del sistemista è semplice, in teoria: ci si occupa dell’infrastruttura informatica di un’azienda facendo in modo che sia sempre funzionante in efficienza, si riparano guasti e malfunzionamenti vari, se ne progettano gli ampliamenti, cose di questo tipo. Ovviamente la complessità può diventare enorme a causa della miriade di tecnologie diverse coinvolte, che generano problematiche di ogni tipo; ma per chi come me è appassionato fin da piccolo di ogni campo dell’informatica è una vera e propria pacchia, e ogni problema da risolvere diventa una sfida personale, rendendo questo lavoro uno dei meno noiosi che ci siano.


Lui: “Sai che anche mio figlio lavora nel campo dell’informatica? Magari vi conoscete pure!!”

Me: “Si, infatti conosco tutti gli informatici d’Italia… Comunque, di cosa si occupa?”

Lui: “Fa le modifiche alle console, sai Playstation, il Nintendo di Panariello (!), e quella nuova con cui fai ginnastica (!!).”

Me: “Si, facciamo proprio lo stesso lavoro…”


Se mi piace così tanto, qual è allora il motivo per il quale torno a casa la sera con il vago desiderio di uccidere ogni forma di vita presente nell’universo? Il motivo è lui, l’inesplicabile mistero della natura che prende il nome di Utonto. L’etimologia è semplice, si tratta dell’unione delle parole utente e tonto; ma questo non basta a spiegare l’enorme quantità di danni che una singola persona è in grado di arrecare ad un intero sistema informatico (e ai miei neuroni). Sia chiaro che non considero tutti gli utilizzatori di pc con scarse capacità degli utonti: si può essere degli utenti accorti pur avendo un grado di cultura informatica o persino di intelligenza scarsi, come si può essere degli utonti pur possedendo incredibili capacità intellettive, un paio di lauree ed essendo a capo del settore informatico di una grande azienda.


Lui: “Mi hanno regalato una penna usb ma non funziona, dai un’occhiata?”

Me (mentre guardo allibito la pendrive infilata brutalmente in una porta ethernet): “Scusa, ma non hai notato la forma leggermente diversa e la leggera resistenza che opponeva la porta?”

Lui: “Ma allora non va lì? Pesavo resistesse un po’ perché era nuova…”


Ma cos’è che distingue un semplice utente da un utonto? Il primo semplicemente accetta i propri limiti di conoscenza, evitando di far danni se non è sicuro di come effettuare una certa operazione, e chiedendo aiuto se ne ha bisogno. Il secondo invece ha assoluta fiducia nelle proprie capacità informatiche, non chiede mai aiuto a nessuno se non all’amico superesperto (che spesso lo aiuta a fare ancora più danni); non legge i messaggi di errore o di avviso e clicca furiosamente su qualsiasi pulsante compaia sullo schermo cancellando dati, accettando di installare virus, chiudendo senza salvare file ai quali stava lavorando da ore; utilizza password difficili da trovare come “password” o la classica “pippo”, che inoltre per non dimenticare scrive su un post-it che appiccica sul monitor; accetta di versare migliaia di euro in conti esteri, convinto da una mail in italiano stentato di doverlo fare per ricevere un’eredità da un misterioso parente sudafricano; in ogni caso, non ammette mai di aver sbagliato.


Lui: “Ho un problema con il file, lo apro ma non ci sono le modifiche che ho effettuato ieri!”

Me: “Evidentemente non l’hai salvato, tranquillo, ora ti recupero la copia del salvataggio automatico.”

Lui: “Ma io l’ho disattivato, mi rallentava il computer! Il capo mi uccide!! Cosa posso fare???”

Me: “Iniziare a pregare per la tua anima…”


I metodi che utilizza per condurti alla disperazione sono quelli tipici della guerriglia di resistenza, alla Vietnam per intenderci: crea di continuo piccoli danni, spesso irreparabili, per poi nascondersi facendo finta di niente; quando scoperto si lancia al contrattacco, lamentando fantomatiche mancanze ed errori casuali dei programmi che sta utilizzando; se posto di fronte alla verità, è in grado di giurare sulla propria madre di non aver effettuato nessuna delle azioni delle quali lo si accusa; messo alle strette, arriva a vendere il proprio collega, reo magari di aver urtato il mouse per sbaglio con il gomito, cancellando secondo lui in questo modo gli ultimi 15 anni di email aziendali.



Lui: “Non trovo più le email che avevo salvato!! Questo programma di posta fa schifo!!”

Me: “Senti, mi spieghi cosa ci fa il file di archivio nel cestino?”

Lui: “E io come faccio a saperlo, non sei tu l’informatico? Scoprilo.”

Me: “…”


Sistemisti di tutto il mondo e di ogni epoca si sono cimentati con codesti individui malefici capaci di trasformare, con un domanda all’apparenza innocua, una normale giornata di lavoro in 20 ore di straordinario per rimettere a posto i danni da loro provocati. Nel corso degli anni, numerose tecniche sono state sviluppate per resistere ai loro attacchi. Inoltre non pensiate che l’utonto sia il solo ostacolo a frapporsi tra il sistemista e la sua sanità mentale, molte altre sono le difficoltà da superare per portare a casa la pagnotta. Ma di queste e di tante altre cose vi parlerò nei prossimi articoli; per ora, vi saluto (a meno che non siate degli utonti in incognito).